Bollettino di Informazione Omeopatica per il Medico del futuro
Abbiamo inteso “costruire” un canale comunicativo per parlarvi di questo Metodo sperimentale, clinico e terapeutico che è arte nella comprensione dell’essenza dell’essere umano e nel cogliere il senso profondo della malattia.
Per consentirvi di entrare attivamente a far parte di questa rubrica, in calce ad ogni articolo ci sarà uno spazio ove formulare considerazioni o porre domande.
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L’importanza della osservazione del bambino nei cambi di stagione
Autunno
Viviana Rasulo[1], medico pediatra, docente della LUIMO, intervistata da Carlo Melodia
D) Cara Viviana, i passaggi da una stagione all’altra sono sempre molto importanti specialmente per il medico omeopatico che basa la propria osservazione del malato sulla visione ippocratica vitalista.
In particolare, forse siamo un poco in ritardo per questo nostro confronto, già sarebbe stato interessante valutare a settembre l'impatto estivo e lo stress del mare o di altra condizione nuova sulla economia della salute bambino…
R) Caro Carlo, uno dei momenti più delicati secondo la nostra visione unitaria ippocratica vitalista sono proprio i cambi di stagione, in cui diversi fattori concorrono per creare un indebolimento dell’Energia Vitale ed un attecchimento maggiore dei virus.
Ogni bambino ha un’ereditarietà miasmatica[2] che noi chiamiamo malattia cronica.
In realtà ogni cambio di stagione mette a dura prova la salute un po’ di tutti e nel bambino fa emergere quel miasma di base latente che, sotto stimoli ed insulti, si manifesta.
Il passaggio dall’estate all’autunno, infatti, è molto delicato in quanto cambiano diversi fattori, sia esterni ambientali che interni soggettivi.
Si sa che l’estate per la maggior parte di noi è un momento in cui le attività lavorative rallentano, o aumentano per chi lavora nel turismo.
Per i bambini l’estate rappresenta la fine della scuola e l’inizio della “stagione” come si dice a Napoli.
Ovviamente i bambini in questo periodo cambiano il loro stile di vita e ahimè gli adolescenti trascorrono molte più ore con cellulari e video giochi, finché si parte per un periodo sempre più ridotto per le vacanze, e si trascorre più tempo all’aria aperta e al mare.
Raccomando sempre ai genitori un’igiene di vita per i loro bambini, fondamentale per la loro salute e considero la montagna il luogo migliore per una vacanza ottimale per bambini e genitori.
Ho notato che i bambini che passano le vacanze in montagna, fino 1000 mt. di altitudine, si ammalano meno di quelli che vanno al mare.
Nelle località marine c’è uso e abuso di aria condizionata, temperature esterne molto elevate e giornate intere trascorse sotto al sole in spiaggia; mare e spiaggia non sempre puliti.
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Semeiotica dell’ansia in psichiatria e in omeopatia
Individuazione del rimedio e casi clinici
L’ansia nelle vecchie denominazioni dei manuali psichiatrici veniva definita come “paura senza oggetto”, che stava a indicare sia la similitudine tra ansia e paura che la differenza, differenza che nell’ansia era appunto l’assenza dell’oggetto, ossia della causa che la determina, evidente soltanto nella seconda.
Questa definizione oggi appare limitativa anche perché, oltre ad escludere che l’oggetto della paura possa essere “interno” quindi immaginativo, dà risalto allo stesso e non alla risposta dell’organismo (l’ansia appunto).
Il concetto fondamentale è che la condizione di base dell’uomo sia la percezione immediata di pericolo, innata e non acquisita, funzionale alla sopravvivenza, questo spiega ad esempio il pianto del neonato alla nascita, dove non vi è nessuna possibilità di individuare l’oggetto “fobico” nel senso cognitivo del termine (paura del nuovo ambiente) ma vi è solo la percezione immediata di pericolo (probabilmente legata alle variazioni sensoriali percepite e non elaborate).
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Premessa: è di queste ore la notizia che la nostra Sanità si sta organizzando per accogliere i bambini palestinesi bisognevoli di cure, probabilmente presso il Bambin Gesù di Roma. Tutto ciò ci riempie di gioia in quanto l’amore è il motore che mantiene la vita e l’assistenza del “fratello malato” è insita nell’aspirazione del sanitario. Detto ciò, il redazionale di oggi, passerebbe in secondo piano, se letto con pregiudizio. Mentre, al contrario, nella sintesi finale del nostro discorso è chiaro l’intento etico d’unificazione del sapere umano nel rispetto dei singoli statuti epistemologici per le finalità etiche della nostra professione!
Carlo Melodia
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Editoriale
Carlo Melodia
Medicina omeopatica dottrina neo-ippocratica
Principi, Metodo e Scienza
Premessa:
Hahnemann costruì il metodo omeopatico seguendo l’aspirazione, essenzialmente etica, di curare e guarire i malati, dopo il disagio della propria esperienza di farmacologo e di medico legale a Dresda; come racconta in una sua lettera-documento all’amico Hufeland e al monsignor Thomas Everest[1].
Egli annuncia ai due amici di volersi ritirare dalla professione medica in quanto la riteneva, alla luce della propria esperienza professionale, una medicina senza metodo, basata su dogmi non spiegati e lontani dalla centralità del malato; argomento che già aveva esplicitato nei dettagli nella prefazione del suo libro dedicato al Kaiser Giuseppe.
All’epoca la farmacologia si basava su sostanze composte (le cosiddette “formole”) e non sperimentate che venivano indicate per questa o quella malattia secondo vari sistemi: tra questi quello “derivativo o evacuante” che consisteva nell’attivare il vomito, la diuresi, la diarrea, il flusso mestruale e veniva praticata anche la sottrazione di sangue soprattutto nelle affezioni respiratorie infiammatorie: dove si usava, già storicamente, il salasso o “flebotomia” secondo un metodo diffusissimo ripreso in Francia da François-Joseph-Victor Broussais.
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EDITORIALE
Carlo Melodia
Le radici culturali del metodo della medicina omeopatica

Ippocrate di Cos (460-377 a.C.)
Premessa
C.F.S. Hahnemann (1755-1843) al culmine della sua carriera di letterato, chimico, farmacologo e medico-chirurgo e nonostante i riconoscimenti professionali che possiamo leggere in questo blog[1] non si arrese mai alla sua aspirazione: quella di curare i singoli fratelli malati senza affidarsi a formule mediche dogmatiche prescritte secondo indicazioni empiriche e non sperimentate ma soprattutto decise sul nome della malattia e sui suoi sintomi comuni, come emerse dalla prima materia medica di Dioscoride.
Il passaggio dalle cure del malato a quelle della malattia rappresentò una profonda trasformazione del pensiero medico in senso restrittivo. Infatti, dalla visione olistica del mondo si isolò solo un aspetto scollegato dal tutto riducendo la complessità della vita in un rapporto di causa ed effetto tra l’etiologia della malattia e i suoi sintomi comuni a tutti i portatori della stessa e il farmaco. Tutto ciò paradossalmente avvenne con la scoperta della logica aristotelica che ridusse l’osservazione del malato e la sua conoscenza al riconoscimento di sintomi comuni osservati e descritti precedentemente in quadri nosografici: secondo descrizioni chiamate “malattia”.
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Veterinaria e Omeopatia
Intervista del dott. Carlo Melodia[1] alla dott.ssa Viviana Caracciolo di Brienza[2]
D) Cara Viviana, paradossalmente, nelle solite diatribe messe in opera dal mainstream scientifico-economico-culturale sin dalla nascita della Medicina omeopatica, che da più di duecento anni è in crescita costante e che oggi annovera circa 600 milioni di pazienti e oltre 500 mila medici praticanti nel mondo, la componente veterinaria non viene quasi mai citata né avversata sui media[3]. A te che operi sul campo cosa risulta?
Secondo me il fatto è che i soliti pretoriani, custodi della cosiddetta scienza autoreferente (ufficiale?), incapace di leggere altre proposte metodologiche con il loro approccio lineare e riduttivo organicista, negano la realtà omeopatica attraverso i sillogismi che iniziano con affermazioni come “acqua fresca”, “effetto placebo”, “creduloneria e raggiro”, da parte di medici ciarlatani. In tutto ciò è evidente la diffamazione di una categoria, gli omeopati, regolata da leggi e norme dello Stato. È chiaro che gli stessi sillogismi in veterinaria non possono sussistere di fronte all’animale che non ha la autodeterminazione dell’uomo e che subisce passivamente la terapia omeopatica. Pensi sia così?

