Storicamente, il paradigma e l’applicazione del principio di similitudine, in accordo con i principi dell’omeopatia e del vitalismo, fecero convergere la linea di pensiero di Hahnemann e di Jenner.
Nel Regno dei Borbone, la gestione dei vaccini era di competenza degli omeopati. Il Presidente del Reale Istituto Vaccinico era il Professore di chirurgia e Accademico Cosmo Maria de Horatiis, uno dei primi grandi omeopati napoletani, medico di Francesco I figlio di Ferdinando I di Borbone a cui curò e guarì “una persistente forma di angina” con la medicina omeopatica.
Al Congresso degli Scienziati a Napoli nel 1845, nonostante le epidemie di vaiolo che imperversavano in Europa, si fece divieto di parlare della pratica vaccinale in quanto ritenuta argomento di appartenenza dell’omeopatia… a quel Congresso era stata esclusa l’ipotesi di una “sottosezione” per i medici omeopatici, come richiesto alla Presidenza della Sezione di medicina dal Prof. Cosmo Maria de Horatiis.
Nel 2019, durante il Congresso mondiale della LMHI (Liga Medicorum Homoeopathica Internationalis) che si svolse a Sorrento, il collega e amico, Professore Francesco Negro, con l’appropinquarsi della data del bicentenario dell’arrivo della medicina omeopatica nell’allora Regno di Napoli (1821-22), mi suggerì di preparare un ricordo storico e di presentarlo durante la celebrazione del bicentenario; progetto che lo stesso Negro rese ufficiale in sede congressuale.
Mi misi subito al lavoro, supportato egregiamente dalla attenta, precisa ed infaticabile “Flora” (Rusciano) che diventò un topo di biblioteca riuscendo a consultare online, cosa impossibile altrimenti, pagina per pagina, antichi libri e documenti per fare riemergere memorie storiche inconfutabili a beneficio della verità (umana) e ristabilire così un ordine logico e unitario di come si erano sviluppati i fatti, dalla politica di quel tempo fino alla espansione della medicina omeopatica a Napoli che da medicina di guerra e di élite ben presto coinvolse anche il popolo partenopeo.
L’indagine storica ha riportato alla luce una serie di fatti inaspettati relativi alla storia della omeopatia a Napoli che, come tutte le cose umane, vide interessi e circostanze complesse, accordi di facciata e paradossi. Il tutto si tradusse in un palcoscenico che attrasse interessi di ogni tipo da tutta Europa e Napoli divenne il “Crocevia mondiale della medicina omeopatica”.
A stralcio del nostro lavoro in occasione del bicentenario, di seguito, una lettura sul tema vaccini:
IL LODO DELLA VACCINAZIONE DI JENNER[1]
Lo strumento del vaccino, dalle sue origini ad oggi, è stato sempre un argomento divisivo da parte di questo o di quell’altro schieramento di opinione tra cittadini, intellettuali e medici dove, come vedremo, la scienza, spesso, c’entra ben poco.
Diventa interessante quindi recuperare storicamente non solo l’utilizzo sul campo ma anche la dimensione culturale della pratica vaccinale.
Come abbiamo già scritto, Hahnemann, nella sua opera dottrinaria, “Organon dell’Arte del Guarire”, dedica grande spazio, a partire dal paragrafo 46 e note, al vaccino di Jenner di cui si dichiara entusiasta scientificamente: alla nota 3 leggiamo: «questo metodo, benefico e meraviglioso…».
Anzi, il padre della medicina omeopatica spiega nei dettagli, con esempi clinici, i motivi per cui l’organismo, stimolato dal vaccino, raggiungesse l’immunità dal virus del vaiolo umano.
L’entusiasmo di Hahnemann era dovuto al fatto che il principio centrale della speculazione teorica di Jenner risiedesse nel principio di similitudine in analogia alla sua Omeopatia e quindi ne divenne un sostenitore.
Scoprire che il vaccino di Jenner e l’Omeopatia hanno radici comuni documentate desterà grande meraviglia nei sostenitori della scienza ufficiale che ai giorni nostri reclamano la paternità della ipotesi vaccinale e della scientificità della sua pratica. Eludendo così, nel dibattito scientifico, di riconoscere nel passaggio storico originario la convergenza dei due paradigmi: quelli di Jenner e di Hahnemann.
Il paradigma di Jenner vede nella persona stessa (vitalismo), sottoposta allo stimolo del vaccino, quella autonomia reattiva della vita che modula il potenziale immunitario orientato per similitudine alla prevenzione auspicata.
Mentre all’opposto, nella epistemologia allopatica, la terapia è collegata alla diagnosi di malattia secondo nosografia. In estrema sintesi, in Allopatia è il farmaco a liberare il malato dalla malattia. Mentre in Omeopatia è il malato stesso a liberarsi della sofferenza attraverso la risposta allo stimolo del rimedio omeopatico, calibrato per similitudine ed analogia.
Per ulteriore chiarezza va detto che si fa una ulteriore confusione sul metodo vaccinale, che è metodologicamente valido nella impostazione, sono la preparazione e i veicoli contenuti nei vaccini (come vedremo) che possono produrre reazioni avverse a cui aggiungiamo l’opportunità clinica di quella somministrazione e della sua ripetizione su quel soggetto storico.
Tutto ciò viene rappresentato dall’atto medico e pertanto le decisioni di disponibilità a ricevere il vaccino, da parte del cittadino, devono essere affidate esclusivamente al medico vaccinatore![2]
Ritornando alla storia, il Lodispoto ricorda che all’inizio la pratica vaccinale nel Regno dei Borbone a Napoli non fu accolta con entusiasmo e molti cittadini rifiutavano di ricevere il vaccino.
Aggiungiamo che la medicina dominante dell’epoca, pur vedendo di buon occhio la pratica vaccinale, nella accezione comune veniva associata alla Omeopatia in quanto dichiaratamente riferita al principio di similitudine. Per questa analogia con il metodo hahnemanniano, come vedremo, il tema vaccini viene solo sfiorato al VII Congresso degli Scienziati a Napoli del 1845.
L’Istituto delle vaccinazioni a quel tempo era presieduto da un omeopata
La Presidenza del Reale Istituto Vaccinico a quell’epoca venne affidata al più illustre omeopata napoletano, il Cav. Prof. Cosmo Maria de Horatiis. Ritroveremo questo titolo di Presidenza nella iscrizione (n° 470) del de Horatiis al VII Congresso degli Scienziati a Napoli.
Se ricerchiamo negli Atti congressuali, alla voce Vaccini troviamo essenzialmente l’intervento del Dott. Vincenzo Sinibaldi, medico omeopatico a Roma.
Quando si decise di non fare iscrivere gli omeopati al Congresso in risposta al lodo de Horatiis, al Sinibaldi, iscritto senza la specifica di omeopata, alla sua richiesta di relazionare sui vaccini fu risposto che non era permesso discutere di quella tematica in quanto argomento di attinenza dell’Omeopatia[3].
D’altra parte, abbiamo ritrovato l’intervento del Sinibaldi agli atti del Congresso, dove parla dei vaccini. Evidentemente gli fu permesso di esporre quella relazione in quanto nel contenuto, come leggiamo appresso, emergono critiche alla preparazione degli stessi ed egli specula sulla opportunità di riformare la preparazione di detti vaccini. Tematiche che ritroveremo su un libro del Sinibaldi pubblicato a Roma nel 1848.
Di seguito trascriviamo parte della relazione del Sinibaldi:
«La seconda memoria è del dott. Vincenzo Sinibaldi di Roma, tendente a dimostrare la necessità di riformare la pratica della vaccinazione. L’autore parla in prima delle stragi, che il vaiuolo ha menate in Europa, calcolando l’annuale cifra degli estinti a 450.000, ed a molto maggiore quella dei diversi cronicismi incurabili, e delle orribili mutilazioni. Grandissima quindi deve essere la riconoscenza della Umanità verso la scoperta dello Jenner.
Ma la vaccinazione, egli soggiunge, può arrecare non pochi inconvenienti per la miscela di umori morbosi nel passare da braccio a braccio. Oltre a ciò, l’umor vaccino colle moltiplicate trasmissioni perde la sua virtù preservativa. Quindi propone di prenderlo dal capezzolo della vacca ogni volta che si debbono praticare sull’uomo le vaccinazioni.
Beninteso che non dovrà essere il vaccino spontaneo, come quello, che alle prime trasmissioni riuscirebbe soverchiamente attivo, e capace di produrre pericolose infiammazioni, ma bensì il vaccino, che dall’uomo fosse stato, per depurarlo, pria trasferito sulla vacca. Né farebbe a ciò ostacolo la spesa, poiché egli crede, che coll’umore che darebbe una sola vacca, si potrebbero vaccinare 500 ragazzi. Il Dott. Iames a nome anche della Società vaccinica di Francia manifestava il desiderio di una tale riforma al Congresso di Firenze».
Il Cavaliere, Professore Cosmo Maria de Horatiis (Poggio Sannita (Is) 1871- Napoli 1850) fu Presidente e Direttore del Reale Istituto Vaccinico, Direttore della Clinica Chirurgica dell’Università di Napoli, Direttore della Chirurgia dell’Ospedale militare di Napoli, Primario chirurgo dell’Ospedale degli Incurabili a Napoli (a lui è dedicato l’angolo della medicina omeopatica presso il Museo dell’Ospedale degli Incurabili diretto dal Professore Gennaro Rispoli), Omeopata di Francesco I di Borbone, figlio di Ferdinando I, che curò per una “persistente forma di angina” con la medicina omeopatica, Accademico della Accademia Reale delle Scienze in Napoli.
Si distinse nella cura del Colera a Napoli effettuata con medicine omeopatiche, epidemie del 1836 e 1837, annoverando una bassissima percentuale di decessi degli oltre 200 ammalati trattati; rispettivamente del 2% e del 6%.
I decessi dei colerosi non trattati con l’omeopatia erano nell’ordine del 50-60%. (documentazione riportata nel libro del Bicentenario n.d.a.).
Carlo Melodia
Biologo e Medico Chirurgo - Presidente della LUIMO
[1] Tratto da: 1821-2021 IL BICENTENARIO DELL’ARRIVO DELLA MEDICINA OMEOPATICA A NAPOLI.
L’OMEOPATIA AL TEMPO DEI BORBONE di Carlo Melodia, Editore LUIMO, 2022.
[2] Forum ’97 “Vaccinazioni: obbligo o libertà?”, organizzato dalla LUIMO, dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e dalla Cattedra di Medicina Legale e delle Assicurazioni della Seconda Università degli Studi di Napoli, tenutosi il 31 maggio e 1 giugno 1997 presso il Teatro di Corte del Palazzo Reale di Napoli. Ha visto la partecipazione di numerosi illustri relatori e politici provenienti da tutto il mondo, tra i quali ricordiamo: Prof. Vincenzo Caianiello, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, On. Avv. Antonio Rastrelli, Presidente della Regione Campania, Prof. Domenico Mancino, Magnifico Rettore della SUN, On. Prof. Amato Lamberti, Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Napoli, On. Prof. Giuseppe Del Barone, Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Napoli, Avv. Gerardo Marotta, Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Prof. Goffredo Sciaudone, Direttore delle Scuole di Specializzazione in Medicina Legale e delle Assicurazioni II e in Medicina del Lavoro II della SUN.
[3] Lodispoto Alberto, Storia dell’Omeopatia in Italia: storia antica di una terapia moderna, Edizioni Mediterranee, Roma,

