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Probabilmente tutti gli adolescenti che manifestano problematiche psichiche e comportamentali potrebbero beneficiare di questo rimedio così “fondante”, quel sale che conserva il ricordo ed il vissuto della prima vera ferita affettiva. Una ferita spesso necessaria alla crescita del singolo individuo, che però non risolta ne impedisce la costruzione individuativa del nuovo Sé, che avviene proprio attraverso quel singolare processo di morte (infantile) e rinascita (adulta) che è il percorso adolescenziale.

 

Nell’ambito di quasi tutte le patologie psichiatriche è possibile individuare nella storia del paziente quello che viene definito come “un momento storico con un prima ed un dopo, che sarà diverso dal prima”, qualcosa che “devia” la trama di vita di quella persona, un momento che spesso facciamo coincidere con l’inizio dei sintomi. Ma ben lungi dall’essere la causa dell’improvvisa o graduale “deviazione” della storia del paziente, l’inizio dei sintomi spesso è soltanto l’effetto di qualcos’altro, un evento che li ha preceduti e determinati. Identifichiamo nel quasi totale dei casi quell’evento come un “trauma affettivo”, acuto o subdolo oppure cumulativo (ripetuti microtraumi) con un’espressione decisa e conclamata però nell’imminenza dell’esordio del quadro clinico. Tutta la traumatologia tende a identificare in aspetti pregressi (stili di attaccamento infantili, episodi remoti di abusi e perdita, traumi dei genitori e familiari, etc.) la pre-disposizione ai futuri eventi traumatici affettivi ma non si possono escludere anche fenomeni traumatici di tali entità da apparire come “fulmini a ciel sereno” su di un terreno apparentemente sano. Essenzialmente un trauma affettivo per essere definito tale deve comprendere l’esistenza di un legame reale o simbolico e la sua improvvisa o graduale rottura. La fortuna di lavorare con adolescenti spesso mi mette in condizioni di visualizzare questi momenti in maniera più facile proprio per la vicinanza all’esordio dei sintomi clinici. L’errore di cercare un trauma affettivo “concreto”, come una perdita, un tradimento o un abbandono reale può essere a volte fuorviante, benché sia tutt’altro che raro, perché spesso l’evento è immaginativo (non realmente accaduto), inconscio (non elaborato dalla coscienza), soggettivo (sproporzionale rispetto alla presunta entità) o semplicemente simbolico, nel senso che è rappresentato da un insieme di segni che vengono interpretati con quel significato. Una percezione di tradimento ad esempio può derivare dal sentirsi “non accettato” dai propri coetanei che poi può essere ampliato ai propri genitori o viceversa, come una percezione di abbandono può essere dovuta ad una situazione di pericolo (esami, bullismo, confronto, etc) e ad una mancata sensazione di protezione e sicurezza da parte delle figure affettive ad esso preposte. Questo ci sposta in una tematica spesso in uso in omeopatia, cioè la “falsa percezione”. Il concetto di falsa percezione in omeopatia non differisce molto dal concetto di attribuzione di significato implicita o esplicita che si dà ad eventi significativi in psicologia, quei “particolari stati d’animo” associati ai significati che la nostra mente dà inevitabilmente agli eventi di vita.  Quindi difronte ad un evento rilevante, significativo e chiaramente avverso, traumatico, la persona “esperisce” un senso-sentimento di “tradimento-abbandono-delusione” e quindi pericolo, paura per sé che ne consegue.

Il problema della rottura “simbolica” affettiva rappresenta spesso per gli adolescenti un momento di acquisizione di consapevolezza identitaria, della sua unicità disgiunta da quella delle persone a cui è legato, potremmo dire che è quasi necessaria, come una fase di “iniziazione” alla costruzione del proprio sé. Motivo per cui nell’adolescenza abbiamo più del 50 percento di esordio dei disturbi psicopatologici. L’adattamento alla nuova realtà sociale e la contemporanea necessità di adattamento alle proprie istanze interiori che cambiano sono poi la difficoltà maggiore della ri-nascita di un nuovo Io e la fragilità che ne consegue ne è un effetto. Questa fragilità è sempre e comunque una fragilità affettiva, e la stessa è sempre correlata alla costruzione e rottura di legami futuri che pertanto saranno sempre “viziati” da questa impressione-percezione di pericolo e vulnerabilità. Nella Materia Medica un rimedio come Natrum Muriaticum, prescritto al momento giusto, può proprio evitare il cristallizzarsi della ferita affettiva, quello che viene chiamato il “risentimento”. Figlio di una percezione di tradimento il risentimento impedisce sia il fisiologico distacco affettivo dalle figure di riferimento che l’inizio di un nuovo legame. La centralità di Natrum ne fa quindi non solo un rimedio costituzionale (per coloro che continueranno a consolidare questo risentimento) ma anche un rimedio acuto potenzialmente efficace in tutte le forme reattive a traumatismi affettivi, a quelle ferite “narcisistiche” che questo rimedio ben rappresenta. 

L’uso di Natrium Muriaticum, infatti, in alcune pazienti adolescenziali, qualora le condizioni di somiglianza al rimedio lo rendevano possibile, non solo per il mentale ma anche per i sintomi generali e di organo, ha determinato una modulazione positiva della risposta al trattamento psicoterapico di eccezionale portata.

Illustrerò brevemente alcuni casi clinici:

M.R. di anni 17, di sesso femminile, in regime semiresidenziale di trattamento per Anoressia Nervosa tipo restrittivo, con pregresso ricovero in regime residenziale, veniva alla mia osservazione in una fase complicata da forte vissuto depressivo, comportamenti autolesionistici frequenti e comportamento restrittivo alimentare con BMI inferiore a 15. Nel corso del percorso psicoterapeutico parallelo al regime semiresidenziale, ha visto emergere un vissuto traumatico affettivo nei confronti del padre, non chiaro alla stessa paziente. L’uso ripetuto di Natrum Muriaticum 200K dose unica ripetuto a distanza di 15 giorni per tre volte intervallato dall’uso quotidiano di 35K ha immediatamente fatto scomparire i comportamenti autolesionistici. Successivamente la prescrizione di una dose unica di MK ha fatto venire fuori la paura del tradimento, ora rivolta verso il suo ragazzo mai emersa prima e che ha per la prima volta visto agire in maniera attiva la paziente all’interno della relazione, a cui la stessa si adattava per il timore dell’abbandono. La stessa attualmente continua il trattamento, migliorata l’alimentazione, quasi normopeso, e soprattutto “agisce” la sua vita come non aveva mai fatto. Non ha mai assunto psicofarmaci.

E. di 21 anni, di sesso femminile, in trattamento da circa 4 anni per Anoressia Nervosa tipo restrittivo, diversi ricoveri in strutture residenziali in passato, è stata sempre poco aderente ai trattamenti psicoterapeutici e riabilitativi in strutture residenziali, con ostinazione a mantenere un peso costantemente sotto un BMI di 12-13. Ha effettuato diversi approcci psicoterapeutici spesso interrotti. Dopo un anno di psicoterapia con il sottoscritto decido di provare delle somministrazioni di Natrium Muriaticum, a potenza compresa tra 200K e MK, confermato, oltre che d’aspetti mentali, dalla concomitanza di alcuni disturbi come un distiroidismo da anni evolutosi in carcinoma e il ripresentarsi di Herpes labialis. La paziente nel giro di alcuni mesi riacquista peso, non presenta comportamenti autolesionistici e soprattutto si lega ad un partner. Modifica il suo risentimento in particolare verso la figura paterna, essenzialmente disconfermante verso la stessa, assumendo un atteggiamento più “comprensivo” verso i limiti affettivi del padre. Continua il trattamento psicoterapeutico, allo stato attuale, con rinforzo del rimedio ripetuto a distanza di circa due mesi. Non ha mai assunto psicofarmaci.

R. di 20 anni, è un ragazzo con vissuto di ritiro sociale e scarsa affettività, piuttosto insicuro nelle relazioni interpersonali. Azienda di famiglia dove lavora con il padre e il fratello ma rivestendo un ruolo più in disparte, lavorando da solo al computer. Emerge la grossa difficoltà a confrontarsi con l’aggressività verbale del padre, soprattutto in ambito lavorativo. Questo determina una certa insicurezza nelle relazioni affettive, con enorme difficoltà a confrontarsi con l’altro sesso, nonostante le conferme da parte delle sue coetanee. Viene per uno stato Depressivo, dopo una rottura affettiva subita. Inizialmente per aspetti costituzionali prescrivo Silicea, che ha un buon effetto ma modifica poco il quadro clinico depressivo, quindi prescrivo Natrium Muriaticum, che tira fuori l’aggressività repressa del ragazzo, che si confronta anche in maniera dura con il padre e si espone di nuovo a livello affettivo con le ragazze, rielaborando la rottura subita che in parte correla alla sua difficoltà di costruzione di legame, per timore di essere ferito. Acquista nuova consapevolezza e fortifica la sua identità. Continua il percorso. Non ha mai assunto psicofarmaci.

A.G. di 20 anni, di sesso femminile, soffre da circa 4 anni di Bulimia Nervosa, con sporadici sintomi Psicotici associati (allucinazioni visive e strane dispercezioni, trattati in passato con neurolettici) per cui tutte le sere è costretta ad abbuffarsi e vomitare con la complicità necessaria dei genitori (che devono procurarle il cibo da vomitare). Ha praticato diversi approcci psicoterapeutici, ma con scarsi risultati. Quando arriva a me evidenzio subito il risentimento verso i genitori (in particolare il padre) ed i meccanismi psicopatologici con cui viene espresso (costringerli a partecipare alle sue ritualità patologiche). Dopo alcuni mesi di psicoterapia e un solo incontro con i familiari, decido di prescrivere una dose unica di Natrium Muriaticum MK, ripetuta dopo un mese, e A.G. gradualmente ritorna a mangiare con regolarità, ripristina la relazione con i suoi con cui inizia a condividere momenti felici (gite fuori porta), inizia anche a lavorare in un centro commerciale e lascia un ragazzo con cui era legata da due anni, avendo la percezione che la sua scelta era condizionata dalla sua paura abbandonica e per cui non provava nessun interesse affettivo. Le sue strane dispercezioni all’inizio erano aumentate, dopo la prima dose di Natrum, poi gradualmente scomparse, come integrate e non più proiettate all’esterno, figlie di quella paura che la percezione di tradimento aveva costruito. Continua la terapia, episodi bulimici sempre più rari. Non assume psicofarmaci.

Questi esempi clinici dimostrano la potenzialità del rimedio di modificare situazioni psicoterapeutiche spesso in stallo accelerando quei percorsi di consapevolezza necessari alla risposta terapeutica.

Probabilmente tutti gli adolescenti che manifestano problematiche psichiche e comportamentali potrebbero beneficiare di questo rimedio così “fondante”, quel sale che conserva il ricordo ed il vissuto della prima vera ferita affettiva. Una ferita spesso necessaria alla crescita del singolo individuo, che però non risolta ne impedisce la costruzione individuativa del nuovo Sé, che avviene proprio attraverso quel singolare processo di morte (infantile) e rinascita (adulta) che è il percorso adolescenziale.

Dott. Ciro Ferraro

Dirigente Medico Psichiatra

Dipartimento Salute Mentale ASL Napoli 3 Sud

Referente Rete e Polo Aziendale Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione

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