
Veterinaria e Omeopatia
Intervista del dott. Carlo Melodia[1] alla dott.ssa Viviana Caracciolo di Brienza[2]
D) Cara Viviana, paradossalmente, nelle solite diatribe messe in opera dal mainstream scientifico-economico-culturale sin dalla nascita della Medicina omeopatica, che da più di duecento anni è in crescita costante e che oggi annovera circa 600 milioni di pazienti e oltre 500 mila medici praticanti nel mondo, la componente veterinaria non viene quasi mai citata né avversata sui media[3]. A te che operi sul campo cosa risulta?
Secondo me il fatto è che i soliti pretoriani, custodi della cosiddetta scienza autoreferente (ufficiale?), incapace di leggere altre proposte metodologiche con il loro approccio lineare e riduttivo organicista, negano la realtà omeopatica attraverso i sillogismi che iniziano con affermazioni come “acqua fresca”, “effetto placebo”, “creduloneria e raggiro”, da parte di medici ciarlatani. In tutto ciò è evidente la diffamazione di una categoria, gli omeopati, regolata da leggi e norme dello Stato. È chiaro che gli stessi sillogismi in veterinaria non possono sussistere di fronte all’animale che non ha la autodeterminazione dell’uomo e che subisce passivamente la terapia omeopatica. Pensi sia così?
R) Le leggi e norme dello Stato sono chiare anche per quanto riguarda i Medici Veterinari. Nelle linee guida inerenti l’applicazione dell’art. 35 del Codice Deontologico Veterinario (Dlgs 193/2006 protocollo N. 909/2003) sono definiti i requisiti indispensabili per la pubblicità dell’informazione sanitaria relativa all’esercizio della Medicina Omeopatica, ovvero: essere Laureati in Medicina Veterinaria ed iscritti all’Ordine, esercitare la professione da almeno 3 anni ed essere in possesso di una certificazione attestante la partecipazione e la frequenza ad un corso di formazione teorico-pratico (450 ore di formazione), almeno triennale, presso una scuola che corrisponda a particolari requisiti, con superamento di esame finale. Tutto questo è giustamente finalizzato alla tutela dei nostri pazienti. Ritengo sia importante, non solo quanto sancito dalla nostra Federazione in merito alla formazione, ma anche il fatto che un Medico Veterinario possa definirsi esperto in Medicina Omeopatica dopo almeno tre anni di esercizio professionale; in termini di esperienza “sul campo”.
Come giustamente sottolinea nella sua domanda i nostri pazienti non sono dotati dell’autodeterminazione dell’uomo e “subiscono” per scelta di chi li detiene il tipo di terapia e secondo me questo amplifica la nostra responsabilità in qualità di medici.
Il Medico Veterinario secondo il primo articolo del codice deontologico svolge la propria attività professionale a servizio della collettività e a tutela della salute degli animali e dell’uomo e deve promuovere il rispetto degli animali e del loro benessere in quanto esseri senzienti.
Dunque, la scelta terapeutica ha molteplici responsabilità perché in primis va tutelata la salute dell’animale e secondo il principio del “primum non nocére” bisognerebbe sempre scegliere la migliore terapia con il minor numero di effetti collaterali ma non bisogna dimenticare il servizio nei confronti della collettività e dell’uomo compreso l’ambiente in cui vive. Dunque, soprattutto nel caso degli animali cosiddetti “da reddito” che producono alimenti destinati al consumo umano ma anche per gli animali che vivono all’aperto le cui deiezioni finiscono nel terreno e potenzialmente inquinano le falde acquifere, la scelta terapeutica ha una responsabilità chiaramente amplificata.
Detto ciò, mi sembra piuttosto ovvio che nel caso degli animali l’efficacia del rimedio omeopatico ben scelto sia indiscutibile e che vacilli parecchio la famosa teoria dell’effetto placebo perché mi sembra piuttosto improbabile che un animale possa convincersi che “l’acqua fresca” sia in grado di curarlo.
D) Inoltre, come ricordavo nella “prima parte” de “l’omeopatia è acqua fresca?” https://www.luimo.org/il-tema-del-giorno/editoriale-lomeopatia-e-acqua-fresca, fu la direttiva europea ad emanare le regole per l’agricoltura biologica introducendo l’acqua fresca omeopatica per curare infezioni ed altro come prima scelta terapeutica; tutto ciò avvenne in assenza di una normativa specifica in quanto il nostro Ministero interessato accolse le determine Europee senza alcuna contestazione! Ubi Maior… Europa (!) La direttiva è sempre valida? E come si spiega che i soliti detrattori della omeopatia non hanno gridato alla sottrazione di caprette e vacche alle cure scientifiche attentando alla loro salute e alla distruzione dell’allevamento attraverso l’acqua fresca omeopatica? Mi piacerebbe ascoltare un tuo parere?
R) Attualmente la Direttiva Europea che regola la produzione biologica è il Regolamento 2018/848 entrato in vigore il 1° gennaio 2022 che al punto 43 sottolinea in modo chiaro quanto la gestione della salute degli animali debba mirare soprattutto alla prevenzione delle malattie. Inoltre, vieta l’utilizzo preventivo di farmaci allopatici ottenuti per sintesi chimica, compresi gli antibiotici. E qui emerge un punto molto importante e ancora troppo spesso poco considerato: la “prevenzione” non si fa attraverso i farmaci ma la salute deve essere promossa attraverso la cosiddetta “igiene di vita” molto nota agli omeopati perché il padre della Medicina Omeopatica, Samel Hahnemann, al capitolo 4 dell’Organon dell’arte del Guarire scrive: “il medico deve rilevare quanto è da guarire nelle malattie e conoscere il potere curativo dei rimedi, per poter stabilire la cura. Egli deve saper prevenire le malattie, è pure un igienista se conosce le cause che disturbano la salute e mantengono le malattie e sa de esse preservare l’uomo sano”.
La suddetta prevenzione non può prescindere dal rispetto dell’etologia delle singole specie animali ma può essere promossa anche attraverso l’impiego del farmaco omeopatico che non si sostituisce alla vis medicatrix naturae ma la promuove sostenendo le capacità di autoguarigione insite in tutti gli esseri viventi.
Il Regolamento 2018/848 nel capitolo relativo ai trattamenti veterinari specifica che i trattamenti allopatici possano essere utilizzati solo nel rispetto di condizioni rigorose e solo quando l’uso dei prodotti omeopatici, fitoterapici e di altre terapie non sia ritenuto appropriato dal Medico Veterinario.
Vediamo dunque che ancora oggi nel Regolamento Europeo per la produzione biologica non solo si fa riferimento al farmaco omeopatico ma lo si ritiene, insieme al fitoterapico, una prima scelta rispetto al farmaco allopatico di sintesi chimica da utilizzare solo in caso di assoluta necessità. Inoltre, il regolamento prevede che, nel caso in cui un animale sia sottoposto a più di tre cicli di trattamento con farmaci allopatici in 12 mesi o un solo trattamento se di età inferiore ad un anno, né l’animale interessato né i prodotti da esso derivati possano essere venduti come biologici.
D) Il vostro Ordine Professionale di Veterinaria ha gli elenchi per le MNC. Come viene regolata la vostra formazione? Cosa vi consente di fare in termini professionali?
R) Come sottolineato in precedenza la Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari Italiani prevede una specifica formazione triennale per le Medicine non Convenzionali, con un monte ore complessivo pari a 450 e la laurea conseguita da almeno 3 anni. Purtroppo, ad oggi non sono disponibili, salvo alcune eccezioni, gli elenchi presso i singoli Ordini Provinciali ma è comunque obbligatorio il conseguimento di una certificazione che attesti la suddetta formazione per definirsi esperti in Medicina Omeopatica.
D) Ricordo che nel 1999 quando l’Italia recepì la direttiva europea non c’era nel nostro Paese la possibilità di individuare la figura del Veterinario omeopatico in assenza di una regolamentazione della omeopatia che di fatto però esisteva sul campo. Allora, nel ’99 chi erano i veterinari omeopati che avrebbero dovuto attuare le determine Europee in Agricoltura Biologica e con quali competenze, come venivano individuati dal Ministero? Fu il solito pasticcio italiano; mentre da una parte il Ministero implicato voleva mostrare una capacità di adeguamento alla Europa, dall’altra all’interno si aveva paura di cedere delle prerogative consolidate nel tempo a nuove figure professionali?
R) Il Codice Deontologico che all’art. 35 specifica che le pratiche delle medicine non Convenzionali, compresa la medicina Omeopatica, è di esclusiva competenza del Medico veterinario e le relative linee guida inerenti all’applicazione del suddetto articolo sono state approvate dalla Federazione Nazionale degli Ordini veterinari ed in vigore dal 20 giugno 2011.
Esistevano già da molto tempo prima molte scuole di formazione in Medicina Omeopatica e quindi probabilmente esisteva una regolamentazione “sul campo” e sebbene non ci fosse la necessità di un ufficiale riconoscimento dell’iter formativo dei Medici veterinari in Medicina Omeopatica di fatto in pratica esistevano già molti colleghi formati in materia.
D) Sempre per l’agricoltura biologica risulta evidente che è in gioco la salute dell’uomo e del territorio in quanto la finalità è quella di ridurre in veterinaria l’assunzione di farmaci che saturano l’ambiente e quindi entrano nella catena alimentare, e non solo, sia direttamente che indirettamente!
R) Come detto in precedenza, le scelte terapeutiche dei Medici Veterinari impattano in modo sostanziale sulla salute dell’uomo e dell’ambiente sia per i residui che arrivano all’uomo direttamente dagli alimenti di origine animale sia per le deiezioni che gli animali eliminano nell’ambiente, nei terreni e nelle falde acquifere.
D) Per qualche anno, assieme alla dott.ssa A. Rodriguez, abbiamo presieduto, presso la LUIMO, gli esami di fine corso dei medici veterinari appartenenti ad una scuola di formazione omeopatica. Le tesi presentate, arricchite con foto di animali da compagnia e di gruppo durante l’iter terapeutico, mostrano guarigioni straordinarie documentate e conservate nei nostri archivi. Risaltano soprattutto, nelle foto documentali, la sparizione di lesioni tissutali gravi, neoplasie, ulcerazioni, eczemi & co. Oltre alle evidenze ematochimiche riportate. Tutto ciò mi fece pensare e lo penso ancora nell’attualità, che il medico veterinario sia molto attento clinicamente e spesso superi il medico dell’uomo; cosa che già ti ho espresso nei nostri discorsi privati. Però a suo vantaggio c’è il fatto che trattandosi di animali risulta più facile in termini di privacy sostenere una documentazione fotografica ma soprattutto evidenziare la guarigione di gruppi di animali nelle epidemie periodiche.
R) Il Medico Veterinario deve necessariamente sviluppare una capacità di osservazione simile forse a quella del pediatra perché gli animali, come i bambini molto piccoli, non parlano è quindi fondamentale ricorrere ad una attenta osservazione che va oltre le parole per poter addivenire ad una corretta diagnosi clinica e spesso la documentazione fotografica è importante per poter seguire con la maggiore oggettività possibile l’evoluzione. Sono tantissime le testimonianze fotografiche di animali curati con successo con i Farmaci Omeopatici archiviate da numerosissimi colleghi.
D) Naturalmente di prima mano conosco la tua bravura clinica di chirurgo e medico omeopatico di cavalli da corsa. Ho visto foto delle tue guarigioni omeopatiche e chirurgiche. La domanda che viene spontanea è se i rimedi omeopatici che si somministrano agli animali siano gli stessi che utilizziamo per l’uomo o sono altri? Ci si serve di una sperimentazione animale per fare emergere le proprietà delle sostanze terapeutiche poi usate per similitudine?
R) La ringrazio molto per la stima espressa, in verità non sono esperta in chirurgia perché mi occupo soprattutto di allevamento ed in particolare di mamme e di puledri ma nella pratica clinica mi capita di dover fronteggiare anche qualche emergenza chirurgica e spesso ho utilizzato in questi casi i soli Farmaci Omeopatici scelti secondo il principio di similitudine, utilizzando le stesse sostanze registrate per uso umano perché non esistono farmaci omeopatici unitari registrati per uso veterinario. Inoltre, non esiste una sperimentazione animale, dunque, nella scelta operata secondo il principio di similitudine facciamo riferimento alla sperimentazione sull’uomo prestando molta attenzione all’etologia del singolo animale onde evitare di “umanizzare” soprattutto i sintomi che appartengono alla sfera del mentale.
D) Grazie, chiarissima e precisa come al solito! Mi piacerebbe, se sei disposta, continuare periodicamente questa “chiacchierata” che ritengo di alto valore socioculturale-informativo; proprio in una ottica di recupero consapevole della propria capacità di giudizio da parte del cittadino. Grazie ancora e a presto Viviana
R) Certo con molto piacere!!!
[1] Biologo, Medico Chirurgo, Presidente della LUIMO.
[2] Medico Veterinario, già Presidente SIVE, docente della LUIMO.
[3] Per il lettore curioso e attento vale la pena di ricordare che mentre sin dall’inizio i successi degli omeopati venivano ridicolizzati ed avversati con acrimonia, nessuno mai contestò o avversò il fatto che tutto l’esercito austriaco dagli inizi dell’800 si servisse esclusivamente di medici chirurghi omeopatici, cosa che risulta fino alla Prima Guerra Mondiale, di cui esistono trousse da battaglia contenenti rimedi omeopatici come si può osservare presso il Museo della Medicina Omeopatica di Roma, Fondazione Antonio Negro.
