
Semeiotica dell’ansia in psichiatria e in omeopatia
Individuazione del rimedio e casi clinici
L’ansia nelle vecchie denominazioni dei manuali psichiatrici veniva definita come “paura senza oggetto”, che stava a indicare sia la similitudine tra ansia e paura che la differenza, differenza che nell’ansia era appunto l’assenza dell’oggetto, ossia della causa che la determina, evidente soltanto nella seconda.
Questa definizione oggi appare limitativa anche perché, oltre ad escludere che l’oggetto della paura possa essere “interno” quindi immaginativo, dà risalto allo stesso e non alla risposta dell’organismo (l’ansia appunto).
Il concetto fondamentale è che la condizione di base dell’uomo sia la percezione immediata di pericolo, innata e non acquisita, funzionale alla sopravvivenza, questo spiega ad esempio il pianto del neonato alla nascita, dove non vi è nessuna possibilità di individuare l’oggetto “fobico” nel senso cognitivo del termine (paura del nuovo ambiente) ma vi è solo la percezione immediata di pericolo (probabilmente legata alle variazioni sensoriali percepite e non elaborate).
Quindi l’ansia potremmo addirittura definirla la “paura prima dell’oggetto”, come risposta al possibile cambiamento dell’omeostasi e funzionale al nuovo adattamento (innalzamento cortisolo e risposta neurovegetativa adattiva). L’ansia, dunque, è nella natura dell’uomo e della sua condizione di vulnerabilità biologica ed è legata chiaramente alla sopravvivenza individuale e della specie.
In tutte le patologie psichiatriche è presente il sintomo ansia che potremmo individuare come tentativo di continuo adattamento al cambiamento omeostatico, chiaramente ambientale, sia ambiente esterno: richieste, aspettative, pressioni sociali, etc. che interno: pulsioni, desideri, fantasie, etc.
Per esperienza personale potrei dire che tutte le patologie psichiatriche iniziano sempre con il sintomo ansia.
Infatti, nell’esordio dei diversi quadri clinici è sempre possibile risalire ad una fase iniziale dove è presente uno stato d’ansia che poi farà posto a questo o quel quadro clinico (anche condizioni più gravi come le stesse psicosi) oppure evolversi in uno dei diversi specifici disturbi d’ansia.
L’ansia come risposta primaria alla vita, che è un continuo cambiamento e quindi riadattamento omeostatico, essenzialmente dato anche dalla necessità di competizione, confronto, accudimento e attaccamento verso l’Altro, cioè alla vita di relazione.
Una risposta della nostra vulnerabilità naturale non dissimile da quella vulnerabilità di base che l’omeopatia definisce Psora.
La Psora è in sintesi la condizione miasmatica comune a tutti, una “malattia originaria” probabilmente derivata dal rapporto dell’uomo con l’ambiente e alle risposte ad esso, e non a caso la sua manifestazione clinica caratteristica è la manifestazione cutanea, cioè di quell’apparato di confine e scambio tra l’interno e l’esterno, anche simbolico, che è la cute. L’ansia (come la Psora) quindi appare come manifestazione principale del rapporto tra l’uomo (e la sua vulnerabilità) e l’ambiente, ambiente affettivo, ambiente fisico, in ultima analisi il Mondo.
In ambito psichiatrico è possibile individuare dei veri disturbi d’ansia classificati con il DSM V (manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali ad opera dell’A.P.A.) che delle specifiche manifestazioni d’ansia.
Nel primo caso abbiamo il Disturbo di Panico, Il Disturbo d’Ansia Generalizzata, Disturbo da Ansia Sociale, la Fobia Specifica, Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo, l’Agorafobia, il Disturbo da Ansia da Separazione, il Mutismo selettivo, gli stessi Disturbi Somatoformi o Disturbi da Sintomi Somatici, l’Ipocondria, il Disturbo da Stress post-traumatico, il Disturbo Dissociativo dell’Identità e i vari Disturbi dell’Adattamento.
Specifiche manifestazioni d’ansia, in senso sintomatologico, in parte inquadrate nei disturbi suddetti, sono l’ansia anticipatoria, ansia da prestazione, l’ansia abbandonica o da separazione, l’ansia somatizzata a prevalenza viscerale o neuromotoria (sintomi da conversione), l’ansia acuta (panico), l’angoscia (forma d’ansia più profonda e destrutturante), i sintomi dissociativi dell’ansia come la depersonalizzazione e la derealizzazione, l’ansia da contatto, le idee ossessive, la stessa insonnia come ansia da addormentamento, tutte le condizioni comportamentali secondarie all’ansia come le fobie (claustrofobia, fobie di animali, agorafobia, etc), i rituali compulsivi, i comportamenti evitanti.
Inoltre, nell’ansia prestazionale abbiamo l’ansia da esami, ansia da prestazione sessuale, ansia da responsabilità, ansia da decisione e così via. In ambito psichiatrico, in senso stretto, nell’approccio farmacologico la differenziazione dei tipi d’ansia e dei disturbi d’ansia è relativa poiché la scelta dei farmaci non cambia molto, in particolare l’uso degli ansiolitici o benzodiazepine, gli antidepressivi serotoninergici, gli antiepilettici e altri farmaci gabaergici e in casi più complessi i neurolettici sedativi restano gli stessi a prescindere dal tipo di ansia.
Si corregge lo stato di arousal biologico che ne deriva a prescindere dal significato dell’ansia.
Discorso diverso inevitabilmente nell’approccio psicoterapeutico ed in ambito omeopatico, dove l’individuazione del rimedio deve necessariamente spingere il clinico a dare significato al sintomo ansia.
Ad esempio una ragazzina che ha difficoltà ad andare a scuola sarebbe da inquadrare in un Disturbo da Ansia Sociale e nello specifico una Fobia Scolare, ma tale descrizione non appare sufficiente a dare una comprensione della vulnerabilità della stessa, se è legata ad esempio ad un ansia prestazionale oppure al confronto con i coetanei (per il disagio e inadeguatezza del suo aspetto fisico o psicologico), alla minaccia fisica e vessazioni se è vittima di bullismo, oppure come effetto di un comportamento oppositivo verso la famiglia o al contrario ad ansia da separazione dai genitori, etc.
Quindi la fobia scolare (risposta comportamentale) è secondaria a quale ansia?
La necessità di individuare il significato dell’ansia chiaramente modifica l’approccio psicoterapeutico. In maniera simile in un’intervista omeopatica diventa dirimente per la scelta del rimedio.
Nell’intervista omeopatica diventa necessario approfondire e individuare il tipo di ansia alla base del disturbo presentato dal paziente tenendo conto della differenza in alcuni casi dirimente, ad esempio, tra un’ansia da prestazione, un’ansia anticipatoria o un’ansia da separazione, pur avendo in tutte e tre manifestazioni sintomatiche simile sia a livello psichico che fisico.
Riporto due casi clinici apparentemente simili che hanno determinato la scelta di rimedi differenti in base all’individuazione di significati diversi dell’ansia.
R.A di 45 anni, di sesso femminile, viene alla mia osservazione per un disturbo d’ansia molto forte e soprattutto presente da circa 15 anni, che nel tempo è diventato così invalidante per cui la paziente non viaggia più, non si sposta da casa se non nei limiti circostanti alla sua abitazione, non assume nessun farmaco, nemmeno la tachipirina, soprattutto di sera, per il timore di effetti collaterali, e per la paura di non poter contattare nessuno nel caso di malessere notturno.
Naturalmente per la paura dei farmaci rifiuta ogni tipo di psicofarmaco.
Tale condizione di inaiutabilità ha determinato diversi drop out con altri medici mentre i tentativi psicoterapeutici sono falliti precocemente per i risultati che, essendo necessariamente tardivi a manifestarsi, hanno determinato spesso l’interruzione della terapia.
Inoltre, tale condizione “limitativa” della paziente ha naturalmente compromesso la relazione coniugale.
La paziente viene a visita perché “dovrebbe” recarsi tra qualche mese in Germania per il matrimonio del figlio (che vive lì) e per la paura dell’aereo.
La diagnosi è Disturbo di Panico con Agorafobia. La presenza di ansia anticipatoria, condotte di evitamento, episodi di ansia acuta/panico riferiti, agorafobia e claustrofobia, ipocondria, disturbi somatoformi soprattutto gastroenterici, rendono il quadro dell’ansia piuttosto complesso. Il sintomo principale però alla mia osservazione è soprattutto l’ansia anticipatoria, cioè la paura dell’ansia, per cui ogni situazione nuova o modifica comportamentale, o variazione della propria confort-zone diventa insostenibile per il timore dell’ansia che ne consegue, confort-zone che nel tempo è diventata sempre più ristretta.
La proposta di un rimedio omeopatico all’inizio viene rifiutata, per la paura ipocondriaca, ma poi di fronte all’impossibilità di alternative, viene accettata (ma occorreranno altre due sedute prima che venga assunto). Il rimedio individuato è Argentum Nitricum, soprattutto in merito alla presenza di una fortissima ansia anticipatoria che precede ogni impegno o situazione da affrontare e l’incredibile impazienza e frettolosità della paziente, con impossibilità ad attendere gli effetti di qualsiasi percorso terapeutico, sintomi per cui nella materia medica Argentum Nitricum è al massimo livello.
La fortissima modalità immaginativa di Argentum Nitricum è tutta polarizzata nell’anticipare, nel proiettarsi su quello che può accadere, in particolare su quegli eventi che possono modificare lo status quo, il controllo della situazione e determinare ansia, per cui mette in atto comportamenti evitanti finalizzati ad evitare l’imprevisto, come nel caso ad esempio della paziente nell’assunzione di farmaci.
La prescrizione di una Cure 6LM-30LM nel primo mese e successivamente rafforzata da somministrazione di MK monodose e successivamente di dosi giornaliere di 35K per circa un altro mese, ha permesso di rendere la paziente compliante sia alla psicoterapia che successivamente alla minima terapia psicofarmacologica.
La stessa, infine, ha partecipato al matrimonio del figlio in Germania viaggiando anche altre volte in aereo.
Il percorso psicoterapeutico tutt’ora in corso sta evidenziando il grosso risentimento verso la figura materna dall’età adolescenziale e mai superato.
M.G.S. è una signora di 58 anni, con forte vissuto di abbandono (per cui il marito e la figlia non possono lasciarla mai sola), piange spesso durante il colloquio e quando arriva alla mia osservazione aveva avuto un episodio ischemico cerebrale con minime lesioni organiche agli esami strumentali.
Particolarmente spaventata dalla possibilità di ulteriori fatti ischemici, vive ritirata in casa, controlla in maniera ossessiva la P.A. e tutti i sintomi fisici, ha paura di tutti i farmaci per i quali avverte immediatamente gli effetti collaterali.
Nell’atteggiamento di forte dipendenza dai familiari sembra avere un atteggiamento quasi infantile per cui richiede sistematicamente attenzioni.
Ha già abbandonato diversi psichiatri per la prescrizione di psicofarmaci che la stessa immediatamente sospende per gli effetti collaterali.
La diagnosi psichiatrica è un Disturbo di Personalità Dipendente, aspetto che la contraddistingue sin dall’età adolescenziale, un grave Disturbo d’Ansia Generalizzata e una forte Ipocondria.
Propongo alla paziente una terapia omeopatica, spiegando l’assenza di effetti collaterali.
La scelta va orientata sulla forte ansia abbandonica-da separazione. Inoltre, per la presenza di aspetti infantili, di ricerca di attenzioni, la vulnerabilità e la necessità di protezione, l’ansia anticipatoria, la forte tendenza al pianto, l’assenza di sete viene scelto Pulsatilla 6-30LM cure, che ripeterà per un altro mese con somministrazioni quotidiane di 35K.
La paziente migliora molto, inizierà a curarsi meglio ma aumenterà la conflittualità con il partner.
Dopo il miglioramento però vi è un peggioramento che evidenzia in maniera particolare il sintomo da cui non riesce a liberarsi, ossia la paura della morte, per cui l’ansia ipocondriaca diventa il sintomo principale, essendosi ridotta la dipendenza dal marito. Prescrivo pertanto Arsenicum Album Cure 6K-MK che ha un ottimo effetto sulla stessa, ridando forza e maggiore sicurezza, ripetuta con somministrazioni di 35K per altri periodi.
Attualmente ancora in cura, continua a non assumere psicofarmaci ma soltanto rimedi omeopatici.
Considerazioni: la semeiotica dell’ansia dimostra come i diversi significati dell’ansia possono essere utili sia per il percorso psicoterapeutico che per la scelta del rimedio.
La stessa ansia, ad esempio, ipocondriaca nel primo caso, è determinata dalla necessità di evitamento di quelle condizioni che espongono la paziente ad un possibile attacco di panico (sentirsi male di notte per gli effetti collaterali dei farmaci) mentre nel secondo caso è legata specificamente alla paura della morte e quindi agli effetti collaterali potenzialmente “fatali” dei farmaci.
L’ipocondria della prima in effetti cela un’ansia anticipatoria (paura del panico, e quindi gli stessi effetti collaterali dei farmaci sono oggetto di ansia non per la natura degli effetti collaterali stessi ma per il panico che ne conseguirebbe alla comparsa degli stessi) mentre nella seconda è un’ipocondria nel senso stretto del termine, da paura della morte.
Inoltre, l’ansia anticipatoria della prima è sollecitata da quelle condizioni di esposizione a pericoli “ambientali” esterni (viaggi, impegni) mentre nella seconda è sollecitata da situazioni da separazioni/abbandoni che sono alla base della sua personalità dipendente.
In entrambi i casi poi emerge come sempre la vulnerabilità affettiva nelle relazioni (dei rispettivi coniugi), vulnerabilità affettiva che comunque determina o sostiene l’ansia o quantomeno, al contrario, ne è inficiata.
Quella stessa vulnerabilità affettiva, chiamata ansia, che è comunque espressione inevitabile della fragilità dell’uomo e del suo essere relazionato al mondo proprio attraverso la sua emotività.
Dott. Ciro FerraroDirigente Medico PsichiatraDipartimento Salute Mentale ASL Napoli 3 SudReferente Rete e Polo Aziendale Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione
