
Gentili lettori, ecco a voi la seconda parte dell'intervista alla dottoressa Viviana Rasulo, pediatra omeopatica, da parte del dottore Carlo Melodia.
Cara dottoressa, cara Viviana, torno a contattarti con una certa sollecitudine per continuare il discorso che abbiamo iniziato sulla pediatria e sul supporto omeopatico proprio sui germogli della vita! Da quando abbiamo messo nella rubrica “il tema del giorno” questa nostra, chiamiamola intervista (?), ho ricevuto tanti feedback, non solo dai medici ma soprattutto da quelle mamme a cui ho girato questo link; si tratta di mie pazienti o anche semplicemente di persone interessate! A tuo parere quale è stata la tematica che più ha destato l’interesse del lettore?
r) Per me ci sono due aspetti molto importanti.
Il primo riguarda il genitore che si è accorto di questa spropositata medicalizzazione che si fa sui bambini utilizzando sempre gli stessi farmaci, spesso anche con scarsi risultati. Viviamo in un momento in cui la “sicosi”, miasma omeopatico, prevarica attraverso la necessità di potere, soprusi, prevaricazione, egocentrismo dei bambini. Cominciamo allora dall’infanzia a mettere le basi per una vita e delle relazioni sane.
Il bambino soggetto della propria vita ha una grande fragilità perché privo di ogni struttura interna, con il Sé in via di sviluppo, ma anche una grande forza legata al suo egocentrismo. Spesso il genitore proietta le sue aspettative e non coglie questi due aspetti. L’osservazione e l’ascolto sono due elementi fondamentali. È proprio qui il legame con l’omeopatia, dobbiamo imparare ad osservare e ad ascoltare.
Nella mia esperienza di omeopata le guarigioni partono da una capacità del genitore di dare un’espressione libera al figlio senza anticipazioni o prevaricazioni. Più siamo attenti e più ci avviciniamo al nostro obiettivo. La dott.ssa Rodriguez tra i più grandi omeopati, come il prof. Negro, il dott. Paschero e il dott. Ortega, parlava della “attenzione divisa” e del medico omeopata come “il medico del futuro-oggi”.
Noi con l’ascolto e l’attenzione percepiamo durante la visita e allo stesso tempo ritroviamo quel filo dentro di noi che ci fa fare diagnosi di rimedio. Ecco perché essere un omeopata è, oltre ad avere delle basi ed una metodologia nella raccolta dell’anamnesi e nell’uso della materia medica, fare la sintesi con un atto creativo ed artistico. Durante la visita omeopatica il bambino percepisce la relazione autentica con il dottore e spesso ricorda nel tempo quel benessere immediato, dolce e duraturo che gli conferisce il rimedio omeopatico.
Il secondo aspetto riguarda il nostro esempio di vita che diamo ai nostri figli. L’autenticità e l’affettività sono le basi per una sana relazione di un genitore.
Amare è complesso ma un genitore può ancora insegnare ad un figlio cosa significa l’amore se è capace di provarlo. Spesso il genitore prevarica, è preso dall’ansia, paura, rabbia.
Non dimentichiamo che anche noi siamo stati bambini.
I bambini sono fantastici, creativi, intuitivi, hanno un ‘energia vitale pronta a cogliere sullo stesso piano quella del rimedio omeopatico.
Ecco perché l’infanzia, come dico sempre ai genitori “è l’età d’oro per l’omeopatia”.
Il rimedio omeopatico può agire su un terreno vergine dove fondamentalmente i tre miasmi, psora, sicosi e siphilis sono naturalmente da riportare in perfetto equilibrio. Questo non significa che quel bambino non ammalerà più, ma sicuramente i suoi episodi di malattia saranno molto meno gravi e più rari.
Tutto questo è un mondo che affascina e che dà delle nuove opportunità a noi medici e ai genitori. Durante la visita omeopatica, oltre a parlare di diagnosi del malato e di semeiotica clinica, si dà spazio all’ascolto, al racconto e al malessere dell’altro in tutta la sua soggettività.
Gli adolescenti spesso da me si seggono e mandano fuori il genitore perché hanno bisogno di parlare ed essere ascoltati nei loro sintomi e nelle loro esigenze contraddittorie.
Il primo atto medico avviene durante la visita. I neonati, bambini, adolescenti urlano la loro necessità di essere visti e accolti per quello che sono e per le loro esigenze più ancestrali, la vita e l’amore.
Noi medici attraverso la metodologia omeopatica, così poco invasiva ma altamente efficace nella maggior parte delle condizioni cliniche, dobbiamo essere in grado di guidarli verso l’espressione più alta e libera della salute e del proprio sé.
d) Cara Viviana, nella tua risposta, percepisco tantissimo entusiasmo, quello che metti nel tuo lavoro quotidiano che è coerente con la tua natura. Ci hai subito catapultati al centro del problema, nella vita di oggi, di tutti i giorni, con i pensieri e le proiezioni di questa società ma… In realtà “i ragazzi d’oggi” ci sono stati sempre, anche te ed io con altri problemi; quelli del nostro oggi.
r) Caro Carlo, cercherò di rispondere a queste due domande “i ragazzi d’oggi” .
L’età adolescenziale è il momento in cui ci affacciamo al mondo degli adulti. Gli adulti, in questo caso i nostri genitori, sono quelli che avrebbero dovuto insegnare a muoverci con coscienza e darci gli strumenti per entrare in questo mondo. Considero che l’insegnamento sulla vita, l’amore da parte di un genitore e la salute dell’essere umano da parte dei medici siano i principi base di una vita sana… ma… l’uomo è pieno di contraddizioni perché viene inquinato nella sua purezza dagli stimoli esterni che deviano e ci allontanano dai principi vitali.
Ogni epoca risente delle influenze storiche e ambientali che ci circondano. Oggi vogliamo trovare soluzioni veloci senza neanche curarci di noi stessi o dei nostri figli, es. li rendiamo intoccabili, li proteggiamo dalle frustrazioni a scuola. Pensiamo che possiamo controllare tutto intorno a noi portando avanti dei principi che sono fuori da una realtà depravata e malsana. Quando noi eravamo ragazzi, i nostri genitori e i nostri nonni ci volevano tutelare dalle sofferenze che avevano vissuto durante le guerre, la fame, le carestie, le malattie. Ma… allora dominava la paura, erano state realtà crudeli e difficili come le deportazioni vissute, i campi di concentramento, i rifugi dalle bombe, dominava la paura, il desiderio di fare famiglia, di rimanere uniti, di dare spazio alle minoranze, di afferrare il nostro futuro attraverso nuovi progetti di vita. Allora si lottava per dei principi che si ritenevano sani per il riscatto del dopoguerra.
I ragazzi d’oggi vivono un’epoca in cui il mondo telematico ha preso il sopravvento, per cui la realtà ci sfugge dalle mani e le nostre relazioni sia affettive che familiari si sfrangiano. Non si è fatto un uso ma un abuso del mezzo digitale e ora ne pagano le conseguenze questi ragazzi dipendenti da Tik-Tok e anche noi medici che esplichiamo e risolviamo molte problematiche su whatsapp. Le cattive abitudini diventano modalità di vita. Quando i genitori a visita da me mi chiedono come fare per impedire al figlio di stare per ore sul cellulare, gli rispondo che il cellulare esiste e che siamo noi adulti i primi ad utilizzarlo e che l’unica possibilità che abbiamo con i ragazzi è insegnare loro ad usare questo mezzo. Il cellulare è anche utile in un caso di emergenze per un adolescente. Anche qui è come per i farmaci “uso e abuso”. Più si nega qualcosa ad un figlio più la reattività del figlio gliela farà desiderare. Bisogna accompagnare un figlio e dedicarci del tempo.
d) La frase tanto contestata o l’aforisma senza un apparente significato coniato da Alma Rodriguez “il medico del futuro-oggi: l’omeopata” non è una contraddizione in termini ma rispecchia la realtà storica che, pur avendo dinamiche differenti, ha trovato nell’omeopatia la possibilità di accedere ad una dimensione evolutiva che ti toglie dallo stallo delle circostanze “di oggi” che restano imprigionate dalla direzione centripeta dell’ego.
r) È vero, Carlo, questa è stata per me la più grande intuizione della Dr.ssa Alma Rodriguez. Tutti sentiamo la necessità di sentirci al centro delle nostre problematiche sia fisiche, mentali, alimentari, quando andiamo da un medico. Non basta più una visita in cui diventiamo un oggetto e protocollo da seguire. Ed è proprio in questo momento storico che dobbiamo dare più importanza all’uomo, alla vita, alle relazioni, all’ascolto dell’altro. È proprio in questo momento, quando si vedono anche i danni provocati dalla nostra malasanità, che si parla di resistenza agli antibiotici. In realtà per me si sta tornendo in dietro verso una medicina più umanizzata è più centrata sul paziente e non sulla malattia. Il progresso è sempre più veloce dell’uomo. Ma l’uomo va sempre rispettato nella sua interezza di mente-corpo e anima in equilibrio.
d) Come ci insegna Paschero, il giusto rimedio rompe i vincoli che costringono l’individuo all’immobilità e liberano la persona dativa che cresce nella libertà dei pensieri; progetti e condivisione.
r) Durante l’insegnamento di omeopatia, ho osservato medici scettici all’inizio ma poi più liberi ed entusiasti dopo. Sperimentazione e conoscenza di sé ed osservazione durante la malattia fa crescere il malato e il paziente stesso.
d) Quando ti ho chiesto quale fosse l’argomento che più aveva incuriosito le mamme o semplicemente tante persone, aveva il preciso scopo di fare emergere quanto le persone siano attente e ragionino con la propria testa; nonostante il caos in cui viviamo.
r) Per fortuna ancora una parte critica è rimasta, Nel mio ambulatorio ogni paziente, anche quelli di un ceto sociale più umile o stranieri, realtà con cui noi medici spesso ci confrontiamo, ormai si sentono insoddisfatti del trattamento che ricevono spesso negli ospedali o anche in strutture private lamentandosi della frettolosità e a volte persino dell’assenze prolungate, soprattutto in periodo di ferie. Abbiamo bisogno di fondare una nuova medicina che si prenda cura con scienza e coscienza e che parli la stessa lingua dell’uomo. La malattia è già il risultato di uno squilibrio miasmatico ed è spesso generata da espressioni genetiche familiari, ma anche da cattive abitudini familiari, sociali, ambientali, vedi l’epigenetica. Un gene può avere più espressioni e la sua variabilità dipende spesso da insulti virali, batterici, epidemici come il COVID, da un trauma, un lutto, un dolore, o da una dissonanza sociale come una guerra alle porte... Dobbiamo ricominciare da noi.
d) Vuoi sapere? Mi è stato chiesto: “ma veramente la dottoressa è andata da sola in Africa a curare i bimbi con gli zuccherini”?
r) Sì, cari amici che mi leggete, è vero!!! Mi sono sempre rifiutata di andare con altri medici: uno perché sapevo che in Africa esistono solo pochi ospedali privati in cui si ricoverano pochissime persone o i casi gravissimi, e due perché avrei conosciuto solo una fetta del popolo africano, quella più privilegiata e sicuramente avrei fatto solo amicizia con altri medici migliorando il mio inglese!
Ma non era questo il mio scopo. Volevo immergermi nella vera Africa. Così sono partita con un gruppo di geologi e ho cominciato da lì, dalla conoscenza della madre terra e dalle radici più profonde delle nostre origini. Ho visto la Rift Valley in Kenia, una frattura profonda della terra che si estende tra due Altipiani dal Mozambico fino in Asia per migliaia di chilometri. Questo mi è servito per capire quanto siamo vulnerabili e fragili su questa terra.
Un giorno, in una lunga passeggiata fra le valli del Kenia avevo con me una bambina di circa 8 anni che camminava a piedi nudi e sulle spalle portava il fratellino di un anno. Per tutto il tragitto mi ha tenuta per mano senza mai lasciarmi e mi invitava a stare attenta dicendomi “tu non conosci i pericoli di questa terra”. Sono stata nella valle dei coccodrilli su una canoa… dove il conducente, un ragazzo nero più della pece, mi diceva “non mettere dito in acqua perché ombra di coccodrillo viaggiare sotto di noi”. Poi ho visto e conosciuto donne che forgiavano le pentole col fuoco e la terracotta, donne che spargevano sale grosso ovunque, soprattutto dopo funzioni religiose, per scacciare gli spiriti maligni.
Poi ho visto la violenza, la povertà, la prostituzione, la fame. L’anno successivo sono tornata da sola e sono stata in una piccola missione di due frati Francescani uno del Kilimangiaro e l’altro francese che avevo già incontrato nel periodo precedente… ho mangiato per due mesi solo riso e patate... avevo il mio ambulatorio in un’improbabile minuscola stanza con qualche farmaco e uno scatolone di occhiali lasciati da un oculista che era passato di lì prima di me.
L a prostituzione e l’AIDS imperversavano dovunque in quella zona della Tanzania e la maggior parte dei bambini erano orfani. Ricordo che da me veniva un ragazzino di 11 anni che si era ustionato perché, in seguito ad una crisi epilettica, era caduto nel fuoco. Aveva una ferita profonda fino all’osso. Veniva da me tutti giorni e faceva 8 km a piedi nudi per venire dal “MUZUNGU” in Swahili significa “colui che viaggia senza una meta”. Un giorno un bambino orfano con AIDS, con il cranio fracassato da un bastone, è venuto nel mio ambulatorio e... mentre un chirurgo di passaggio gli metteva 25 punti in testa lui si è addormentato tra le mie braccia. Nell’ambulatorio l’odore di garze imbevute di sangue era irrespirabile… e file di africani mi aspettavano fuori per ricevere gli “zuccherini”.
Sì, mi ero portata la mia valigetta con diversi rimedi omeopatici e la compliance dell’africano aderiva molto di più al rimedio omeopatico che gli veniva da me somministrato anche in unica dose, che al farmaco. I farmaci, ma soprattutto garze e disinfettanti, li prendevamo a vari chilometri, nel primo piccolo centro ad Iringa e lì compravamo quello che poteva essere utile come antipiretici, antimalarici, antidiarroici, antibiotici.
All’inizio avevo provato ad usare qualche antibiotico, ma i risultati erano pessimi perché si scatenavano delle diarree irrefrenabili, in persone poi già con rilevanti problemi di malnutrizione. Come dicevo, l’africano, come un bambino da un punto di vista sia di salute che antropologico, ha un terreno vergine e non ha sovrastrutture né ha mai preso farmaci in vita sua. Quindi il ristabilire la salute con il rimedio non trova alcun ostacolo.
I Francescani furono entusiasti delle mie cure e mi chiesero di fare un corso per loro. Un giorno mi portarono una bimba di circa tre anni con una fortissima diarrea, molto deperita. La prima cosa che pensai da bravo medico occidentale, adesso le cambio la dieta.
La mia domanda al ragazzo che traduceva per me dallo swahili in italiano fu cosa mangiasse la bambina. La Risposta fu “latte materno e acqua e farina” (detto da loro “ Ugali”).
A questo punto le diedi un antimonium crudum che avevo con me, e dopo due giorni la diarrea era scomparsa.
Considerate che una delle principali cause di morte nei bambini sono le gastroenteriti acute, proprio perché si disidratano facilmente per la scarsa idratazione e per la malnutrizione di base.
Purtroppo, non sono potuta tornare per periodi lunghi avendo una figlia allora 17enne alla quale non piaceva che andassi in Africa perché avvertiva i rischi del continente.
d) Con la malaria? In ambiente disagiato privo di tutto ciò che per noi è normale? Acqua, luce, supermercato, auto?... etc?
r) La malaria è endemica… non ci sono farmaci che la possono combattere.
Si, proprio così, la malaria è endemica e lì si muore di malaria.
Quello che notavo era che qualcuno di loro non sviluppava gli stessi sintomi, infatti, la febbre in genere poteva non essere elevata, la cefalea non era sempre presente, a volte era più colpito il distretto respiratorio con tosse a volte di più quello gastro-intestinale, con diarrea, a volte c’era solo una forte astenia ed una splenomegalia.
La malaria si trasmette attraverso la puntura di zanzare infette e poi il parassita colonizza le cellule del fegato e quelle del sangue, con splenomegalia e con forte anemia.
Attualmente si usa sia nella prevenzione che nella cura il Malarone con tossicità a medio e lungo termine soprattutto se utilizzato per lunghi periodi.
La clorochina non è più efficace proprio per l’uso spropositato che se n’è fatto perché si è creata resistenza nella Anofele.
I miei compagni geologi di viaggio avevano tutti preso il Malarone tranne me che avevo fatto una cura omeopatica proprio consigliatami dal dott. Melodia.
In realtà i miei compagni geologi sono stati tutti male durante il soggiorno, chi con bronchiti chi con diarree fortissime.
Io, pur stando in ottima salute tutto il tempo, al momento dell’esame dello striscio del sangue periferico obbligatorio prima del rientro, sono risultata positiva.
Appena saputo il risultato i monaci Francescani mi hanno sparato 4 pilloloni per tre giorni di Artemisia ricca di Artemisinina contro lo sviluppo di larve di parassiti.
Strana contraddizione per la medicina ufficiale positiva ma completamente asintomatica.
Appena sono tornata in Italia, all’ospedale Cotugno di Napoli, specializzato in malattie infettive, hanno rifatto lo striscio che è risultato negativo. Un errore in Africa o il rimedio omeopatico ha impedito l’attecchimento salvandomi o ha agito la fitoterapia? Questo rimarrà sempre un mistero. Certamente io mi sentivo allora e sono tuttora in buona salute.
Scopo della ricerca omeopatica da parte della LIGA è stato confermare le possibilità di prevenire la malaria, e quindi ridurre o eliminare la suscettibilità alla malattia, con il corretto impiego della metodica omeopatica creata a seguito dello studio preliminare svolto in zona d'endemia (Costa d'Avorio) dal dott. M. Bolognesi (1998-2011).
d)Ma questi bambini come fanno a sopravvivere? Mi dicesti che il progetto di vita di queste persone fosse quello di trovare il cibo per sopravvivere sino al giorno dopo!? Quale tipo di malattie contraggono?
r) I bambini muoiono in Africa purtroppo con un’elevatissima frequenza, soprattutto per malnutrizione, scarsità di acqua, e poi per malattie endemiche come l’AIDS, la malaria e le gastroenteriti. Tutto ciò che è legato alla malnutrizione e alla scarsità di acqua sono le cause maggiori di decessi infantili. Gli ospedali sono strutture private che solo pochissime famiglie si possono permettere. In vari paesi dell’Africa subsahariana, dove sono stata, l’aspettativa media della vita è inferiore ai 55 anni.
d) Si è parlato di tendenza dei nostri bambini a certi tipi di malattie come quelle della pelle, respiratorie, e altro. Di costituzioni?
r) Ora parliamo di altro. In Africa ci sono problematiche di salute legate all’estrema povertà, noi abbiamo le nostre problematiche legate al troppo benessere. “Lì si muore sani, qui si muore di malattia”.
I bambini sviluppano fin dalla nascita, in maniera più o meno evidente dipende dai casi, questa prima manifestazione della Psora che è il miasma dominante ereditato dai genitori. Come dice Paschero: “Tutti nasciamo già malati”. La salute è uno stato dinamico che conquistiamo nel tempo attraverso le nostre cure preventive omeopatiche e la nostra attenzione sullo stile di vita. Poi arrivano gli insulti esterni o i farmaci che squilibrano nuovamente i Miasmi e li fanno deviare con prevalenza o sicotica o sifilitica.
Prova ad immaginare il miasma come un’onda del mare in continuo movimento che ad un tratto viene perturbata da un forte vento. Avremo delle onde anomale molto alte che corrisponderanno a una tempesta della sicosi o sifilis; in quel momento si manifesterà, come in un tentativo autonomo di guarigione, una malattia con la sua sintomatologia. La pelle è il nostro confine con l’esterno e attraverso la pelle noi eliminiamo.
Quando la psora prende il sopravvento si possono avere problemi di eczemi atopici nel bambino che si manifestano sotto forma di pelle secca, eczemi arrossati, pruriginosi, a volte con bruciore. La medicina omeopatica in questi casi non fa altro che dare una spinta all’organismo per riequilibrare questa onda anomala agendo sul piano della eliminazione e della guarigione che avverrà dall’interno verso l’esterno e dall’alto verso il basso e il primo sintomo a scomparire è l’ultimo comparso.
Un esempio: un bambino con una forma eczematosa pruriginosa diffusa all’improvviso presenta diarrea o raffreddore. Si tratta di tutte forme eliminatorie.
Se diamo una giusta diluizione del rimedio omeopsorico in prevalenza e facciamo correttamente dinamizzare, la guarigione avverrà in questa direzione.
Prima andrà via il raffreddore o la diarrea e poi migliorerà, per poi scomparire, l’eczema.
A volte per la mia esperienza ci vuole tempo per guarire da un eczema atopico, e va curato molto anche l’aspetto alimentare per tutte le intolleranze a cui i bambini sono soggetti per via dei processi di raffinazione e dell’uso di ormoni e antibiotici soprattutto in alcuni alimenti.
d) Questi bambini africani hanno la stessa tendenza?
r) Assolutamente no… loro nascono tendenzialmente con i tre miasmi più in equilibrio… le malattie di pelle sono dovute soprattutto a scarsità di igiene. Ma a dire il vero nella zona e nel periodo in cui sono stata ho visto sempre pelli sane.
Il problema è che, quando arriva l’insulto dall’esterno, il bambino africano, come dicevo, ha una bassa compliance col farmaco che, per i suoi effetti collaterali diventa così invasivo incidendo sul suo stato di malattia.
È un po’ come se sparassimo un insetticida su una piantina, piccola, malata, fragile, nata da poco. Magari la piantina sopravviverà ma, se poi non ha l’acqua a sufficienza e si è già indebolita, non sarà possibile salvarla.
d) Perché questi germogli africani reagiscono meglio al rimedio omeopatico come hai affermato in precedenza?
r) Sicuramente i bambini africani reagiscono bene ed immediatamente al rimedio omeopatico che entra in sintonia con un corpo in quanto è senza sovrastrutture e non ha mai ricevuto insulti estranei e soppressivi sull’organismo.
Forse, come diceva Hahnemann, l’unica medicina possibile per loro è la chirurgia che diventa un salva vita.
Ma purtroppo le strutture mediche sono carenti. È vero che io sono andata circa 15 anni fa ma non credo che sia cambiato nulla se non peggiorata la situazione per le guerre interne fratricide che si consumano all’insaputa di tutti noi.
d) Ritornando alla tua malaria ciò che mi colpì fu che me ne parlasti senza essere spaventata!
r) In realtà io mi sentivo perfettamente bene e felice della mia esperienza. Poi questo fu anche confermato dall’ospedale Cotugno che mi disse che “in Africa non sono in grado di fare diagnosi”!!!!
Cosa a cui non ho creduto molto perché in realtà la malaria è endemica in Africa e non in Italia.
d) Ma, alla fine di tutto ciò, il problema della psicologia del bambino d’oggi non va ridimensionato all’adattamento di una cultura passeggera, mentre la vita nel profondo come insegna il “germoglio” africano, può sfidare il futuro?
Quello che penso sinceramente, Carlo, è che, se mai avvenisse una catastrofe umanitaria legata a guerre o calamità naturali, l’unico popolo che sopravvivrebbe, secondo me, è quello africano che già da secoli sopravvive senza nulla seguendo quelle che sono le leggi della natura e sviluppando grande resilienza alla malattia e ai forti disagi. Il diritto alla salute e alla sopravvivenza dovrebbe essere per tutti gli esseri umani.
d) Non è questo il senso di un medico sempre moderno che possa operare in ogni stagione temporale e culturale?
r) Sicuramente la tua osservazione è molto interessante e stimolante. La medicina dovrebbe essere una per tutti ed avere quella intuitività che riguarda il corpo e la mente in un’armonia, fondamento base per tutti gli esseri umani che vivano in qualsiasi periodo dell’esistenza.
Ma tu ben sai che gli insulti dovuti agli stimoli, culturali e ambientali e al miglioramento, comunque, degli stili di vita, trasformano continuamente la suscettibilità dell’uomo alle malattie.
Ecco perché ogni epoca benché diversa vede, nella clinica e nell’espressione della malattia e nelle innumerevoli possibilità diagnostiche che ci vengono offerte, un’unica strada che è quella del prevaricare di un miasma rispetto ad un altro.
d) Nessuno si chiede mai perché i rimedi omeopatici da duecento anni restano gli stessi conservando efficacia anche su malattie emergenti, da quelle autoimmuni alle nuove infezioni da virus e batteri, mentre i farmaci vanno continuatamente riadattati?
r) Certamente il farmaco ha un’azione sulla malattia o sui sintomi sopprimendoli ma difficilmente riesce ad andare alla radice del problema a meno che non venga eradicato dalla chirurgia.
Con l’omeopatia noi curiamo con i rimedi che ci riportano da uno stato di malattia, attraverso uno stimolo energetico subliminale, a riattivare l’energia vitale e la capacità intrinseca dell’uomo di riportare l’uomo in uno stato di salute duraturo.
d) Mentre l’azione del rimedio agisce sempre sulla natura della vita quella del farmaco, continuamente rielaborato sulle nuove sindromi in costante aumento, si autolimita all’azione palliativa sopprimendo ogni tentativo autonomo della vita di ritrovare la propria omeostasi.
r) Infatti, come dicevo prima, l’omeostasi viene raggiunta con dosi subliminali del rimedio. Quello che ancora oggi è sorprendente per me vedere che, ad esempio, in un bambino che sviluppa tonsilliti con iperpiressia molto frequentemente, il rimedio omeopatico è capace non solo di curare l’acuto ma anche di ridurre le recidive e di evitare una tonsillectomia (nuova azione soppressiva), perché agisce nel compensare quello squilibrio miasmatico che riporta il soggetto in uno stato di omeostasi.
d) Per ora mi fermo qua.
Grazie, Viviana.
Continua...

