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In ricordo della Dottoressa Adele Alma Rodriguez


LUIMO
Formazione in Medicina Omeopatica
per il medico del futuro


medaglione

La LUIMO, Associazione per la Libera Università Internazionale di Medicina Omeopatica "Samuel Hahnemann" a Napoli, è uno dei più importanti centri di formazione in omeopatia in Italia. Attiva dal 1954 la LUIMO organizza corsi di omeopatia post laurea per formare gli omeopati: i medici del futuro. Oltre all'attività formativa la LUIMO organizza Forum, seminari e convegni interdisciplinari sull'omeopatia.

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In ricordo della Dottoressa Adele Alma Rodriguez, Fondatore e Presidente della LUIMO
Verona 27.07.1931- Napoli12.05.2018

La nostra vita ha il significato che le diamo individualmente! Molti vivono inconsapevolmente nell’aspetto frontale dei fatti umani e lottano per adattarli alle proprie necessità; nell’isolamento dell’ego e con conseguente angoscia esistenziale. Queste persone non lasciano traccia del loro passaggio nelle umane esperienze; rappresentanoil nichilismo dell’intelletto oscurato da una razionalità eterodiretta perché in continuo compromesso esistenziale.

Alle volte però i pensieri e le azioni di una Persona imparziale hanno un senso, diventano un senso, che travalica anche la sua esistenza diventando un ancoraggio e una traccia stabile per affrontare le incognite di un futuro che per definizione è sempre incerto!

Nel suo passaggio di vita terrena, la Dottoressa Rodriguez fa emergere un esempio di questa traccia come dimostra questa mia, nostra, necessità di ricordarla come persona e come pensiero; insomma di sentirla viva nel nostro cuore in comunanza di intenti.

La Dottoressa Rodriguez si manifestava con la coerenza propria della sincerità e della semplicità tipiche del pensiero puro e limpido che la animava e che ai più sembrava ingenuo; ma proprio in quella ingenuità diretta troviamo la sua forza! A Lei piacevano i bambini a cui si dedicava completamente quando poteva, come fosse la loro mamma! Sosteneva che lo faceva in quanto i bambini avevano un pensiero sincero e semplice, senza preconcetti!

A me suggerì, divenne un mantra, di percepire il mondo unitariamente e di vivere solo per un “Obiettivo” unitario e di mettermi al servizio di esso! La grande messe della vita era tutta là, non nell’appagamento dei desideri personali ma nello stato di servizio per un alto fine!

Il sapere è un bene comune, non uno strumento di privilegio e di potere.

La Dottoressa fin da piccola aspirava a tutto ciò e, nella occasione della conoscenza fortuita dell’omeopatia che fece sua, trovò la chiave unitaria di lettura di una medicina naturale e semplice al servizio di tutti!

La chiamò la “medicina del futuro” e aggiunse “oggi” per sottolineare, in una palese contraddizione, il fatto che il paradigma di cui questa medicina si avvale oggi, nella sua evidenza di efficacia e per fatti concreti, lo manifesterà soprattutto in futuro. Infatti la Medicina Omeopatica, sosteneva, non sarà soggetta a revisioni o a rivisitazioni in futuro nella sua impalcatura metodologica, mentre la medicina convenzionale è in eterna precarietà e revisione che vengono definiti “aggiornamenti”.

“La scienza fa nuove scoperte e si aggiorna. Il metodo di applicazione della scienza in medicina però deve essere stabile nel tempo e basarsi su principi. Ovvero la scienza va applicata dall’uomo medico secondo un costrutto logico sostenuto da un metodo stabile e verificabile nelle sue finalità: la guarigione del malato!”.


L’obiettivo della Dottoressa divenne proprio la divulgazione della Medicina Omeopatica, scritta con la maiuscola come lei voleva. Quella medicina che, aveva osservato nei fatti esperienziali, si mostrava in grado di alienare quei comportamenti umani che portano ad una continua conflittualità e sofferenza individuale e sociale; perché sostenuti dalla risonanza dello stato di malattia sui comportamenti umani!

Ella aveva osservato, in tante persone, da lei curate o curate dai suoi medici che, con il processo di guarigione, esse avevano cambiato la loro attitudine al possesso e al controllo trasformandola in disponibilità e fratellanza verso quel prossimo precedentemente rifiutato o combattuto.

Aveva osservato nei suoi pazienti il cambiamento nel tono della voce, della scrittura, dei rapporti familiari, delle abitudini e interessi; tutto in assonanza con il passaggio dallo stato di malattia a quello di salute! Posso confessare che ho osservato tutti questi cambiamenti sulla mia persona quando la Dottoressa Rodriguez mi curò magistralmente; di conseguenza decisi che la mia intera vita fosse davanti ad una svolta che intrapresi, anche sul piano professionale, dedicandomi esclusivamente alla Medicina Omeopatica. Abbandonando il certo per l’incerto e l’occasione di retribuzione garantita, comunque, nei pubblici uffici!

La Dottoressa Rodriguez non cedeva a nessun compromesso e ha preso le distanze ad ogni tentativo di ridurre l’omeopatia ad una terapeutica con rimedi omeopatici o integrata alle metodologie convenzionali; volle, in XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati sulle Medicine non Convenzionali, che la Medicina Omeopatica fosse sancita da una definizione chiara relativamente alla propria metodologia Hahnemanniana, per non creare equivoci con gli altri “artefatti” non convenzionali.

Non si piegò mai al compromesso! Sempre agognato da chi vedeva la Dottoressa come una mortificazione della propria incapacità ad emularla; cosa impossibile in quanto l’ego combatte l’ego ma, per definizione, l’ego non ha la visione unitaria della vita; altrimenti non si sarebbe ritirato nel proprio rifugio individuale!

Ogni tentativo del genere da parte di alcuni suoi allievi di creare il “proprio orticello” la faceva soffrire in quanto vedeva frammentarsi il Suo disegno di un lavoro unitario e coerente da parte di tutti quelli che aveva nutrito con l’omeopatia; per gli scopi alti da cui era animata.

Quando nascevano queste contrapposizioni, da parte di coloro che considerava i suoi figli e discepoli, per un po’ ci restava male, si ritirava nel suo studio e, con la mano destra sul petto, coprendo il medaglione che ha portato per una vita mi diceva, parlando prima con gli occhi che esprimevano già tutto: “dobbiamo andare avanti nonostante tutto, l’obiettivo è lo scopo (!) e niente ci deve fermare”. Lo diceva più per me che sapeva essere portato alla reazione diretta piuttosto che come un suo ravvedimento. Lei non è stata mai dubbiosa di tralasciare la strada retta in circostanze avverse; dimostrandolo anche nella sua lunga malattia fino alla fine, in quel 12 maggio 2018.

Era stimata, paradossalmente, soprattutto dagli allopati che dovevano essere, naturalmente, i suoi antagonisti. Ma la stima nasceva per “l’onore delle armi”. Quella che si dà al nemico impavido e coerente sul campo; e poi perché questa stima aveva portato molti allopati ed istituzioni a farsi curare da Lei.

La Dottoressa era consapevole che le contrapposizioni alla Medicina Omeopatica erano soprattutto ideologiche e mai nel merito, a cui pochi si interessavano, andando avanti per slogan non dimostrati.

Negli anni ’80 mi disse che non voleva più organizzare Conferenze o Congressi ma solo Forum; “non dobbiamo essere autoreferenziali” mi disse! “Abbiamo la forza di dire chi siamo e ci confronteremo in pubblico con gli allopati”. Da allora ai nostri Forum invitammo le più alte cariche istituzionali sanitarie, compresi Professori di Medicina Legale di più Università, osservatori dell’Istituto Superiore di Sanità, Presidenti degli Ordini Provinciali dei Medici, esponenti della Politica e della Magistratura, come un Presidente della Corte Costituzionale che presiedette più di un Forum LUIMO; essi partecipavano per la stima, alla Dottoressa, che generava anche rispetto.

La Dottoressa Rodriguez entrò a far parte del Comitato di Bioetica per le Medicine non Convenzionali; senza compromessi e promossa sul campo, senza proporsi, per le sue doti riconosciute collegialmente dai membri del Comitato!
L’obiettivo della Dottoressa era quello di dimostrare che La Medicina Omeopatica, nella sua metodologia rispettosa della “persona umana unica ed irripetibile”, aveva una forza intrinseca unitaria.

Ella sosteneva che: “La Medicina Omeopatica, pure se venisse distrutta da una opposizione Istituzionalei nteressata a mantenere il proprio modello in continua precarietà e revisione, rinascerebbe, prima o poi, in quanto la sua efficacia si basa su fatti evidenti e ciò le dà una forza intrinseca indipendente e autonoma”.
La LUIMO,per salvaguardare l’omeopatia da leggi nazionali che spesso impediscono di esercitarla secondo la propria epistemologia, nasce riunendo i cofondatori che provenivano da più parti del mondo legati da un anelito di unità. Per un insegnamento internazionale della Medicina Omeopatica Hahnemanniana e quindi libero da condizionamenti Regionali; con il fine di salvaguardare l’autonomia del metodo da trasmettere al nostro futuro!

A questo punto non posso tralasciare, in questi brevi, ma sentiti, ricordi della Dottoressa Rodriguez, il tema della pandemia di Covid19 che ha cambiato come un uragano la vita del nostro pianeta.

La precarietà e la impreparazione sanitaria ad affrontare l’emergenza pandemia in tema di terapie nella infezione da Covid 19 è esplosa in tutte le sue contraddizioni. Tutto ciò in quanto, come diceva la Dottoressa, “la scienza ufficiale non è sostenuta da un metodo in medicina e quindi la applicazione della analisi scientifica dei fatti diventa solo sperimentazione sul malato e precarietà”. Con il risultato che, di volta in volta, di fronte ad un nuovo agente patogeno bisogna capire se la terapia o la prevenzione debba essere orientata verso l’annullamento fisico del patogeno e del contatto con lo stesso o nella stimolazione del malato nella propria autonomia reattiva (come?); oppure entrambe le cose! Considerando anche che il potere patogenetico del virus non è intrinseco ma relativo alla recettività del terreno biologico: asintomatici, paucisintomatici, sintomatici, malati gravi, individualità del quadro fisiopatologico! Da questa disamina da cui emerge la recettività individuale, caso per caso, sembrerebbe che la chiave terapeutica risieda nella centralità dello stato del malato piuttosto che nella generalizzazione sulla malattia. La stessa malattia non può essere spiegata evidentemente come una espressione di una patogenesi virale comune a tutti gli ammalati da covid19; di conseguenza la logica metodologica vorrebbe che il punto di vista dell’indagine medica debba essere ribaltato riportando al centro della propria ricerca la predisposizione ad ammalare di ogni soggetto!

Purtroppo, la Dottoressa Rodriguez non è più con noi per darci quegli orientamenti indispensabili per operare secondo il metodo! Ma il metodo è tracciato: “osservazione e auto osservazione. Scelta del rimedio senza il preconcetto del nome della Malattia ma sull’analogia dei dati sintomatologici sperimentali con quelli sintomatologici del malato, descritti ed osservati. Direzione dei sintomi, giusta dose: diluizione, dinamizzazione, ripetizione”.

Ho un ricordo di come la dottoressa affrontava i casi acuti anche gravi! Ho un personale ricordo (!) da paziente acuto grave!

Nel giugno del 1982 contrassi una forma di tifo, grave, accompagnata da epatite A, a causa del cibo inquinato che avevo consumato a mare.

La malattia: nel mio organismo coesistevano agenti infettanti di diverso tipo: un batterio gram negativo del genere salmonella per il tifo ed un virus a RNA per l’epatite A.

Il malato: la febbre elevatissima mi portò ad una debolezza estrema; non mangiavo né riuscivo ad evacuare ed avevo spasmi terribili al basso ventre e nella regione epatica. Gli allopati mi dissero che dovevo al più presto sottopormi alla terapia farmacologica del caso (tifo e salmonella andavano distrutti, ma nulla era previsto per distruggere il virus dell’epatite) altrimenti senza l’antibiotico specifico avrei corso seri rischi.Mentre più di un omeopata mi aveva prescritto il rimedio sulla etiologia della malattia, ovvero China per il tifo che iniziai ad assumere secondo la posologia indicata. La mia convinzione sulla omeopatia era talmente radicata che sapevo potesse guarirmi.

Ma assumendo China mi aggravai sempre di più, i picchi febbrili erano ogni sera intorno ai 40° e mia moglie chiamò la Dottoressa Rodriguez che la invitò a portarmi al suo studio!

La debolezza era tale che non riuscivo a stare seduto nell’auto e mia moglie reclinò la spalliera del sedile lato guida e mi mise disteso. Sulla sedia, nello studio della Dottoressa, avevo difficoltà a raddrizzare la schiena e la Dottoressa, dopo avere parlato con mia moglie sui miei sintomi che raccolse dettagliatamente, come faceva, con una scrittura chiarissima, non parlò più. Percepii che mi stava osservando; stava osservando il mio colorito, la postura, la mia spossatezza, abbattimento, vide se sudavo…caldo o freddo… Dopo un lungo silenzio mi chiese, “Carlo, a cosa stai pensando?”, risposi“…ce l’ho con tutti, non siete in grado di curarmi, basta(!), voglio solo essere lasciato in pace!”.

La Dottoressa fece la prescrizione e la spiegò a mia moglie, anch’essa sua allieva. Si trattava di Natrum Muriaticum! Il giorno successivo alla sua assunzione (non ricordo la dose) non avevo più febbre e la settimana successiva camminavo in montagna per addestrare i cani da caccia! Nessuna convalescenza!

Questo ricordo, molto personale, è per sostenere ciò che ci ha insegnato la Dottoressa Rodriguez.

L’applicazione corretta del metodo risulta essere l’unico viatico per l’efficacia della Omeopatia, in ogni circostanza; senza conoscere l’agente infettante ma osservando la clinica: il malato. Nessun rimedio omeopatico, “immateriale” ha il potere di uccidere alcun agente biologico.

Anche in omeopatia, la scelta terapeutica deve avvenire solo per analogia unitaria dei sintomi del malato piuttosto che sulla similitudine clinica distrettuale oppure sul nome della malattia; scegliendo così, erroneamente, solo i rimedi che la hanno curata per esperienza passata (nel mio caso China fallì). Spesso questo tipo di applicazione solo terapeutico si perde in un pluralismo omeopatico disordinato nel tentativo di trovare il rimedio giusto tra i tanti che sono riportati nelle materie mediche o nei repertori e che risulta abbiano curato (participio passato) una certa malattia; ma solo se i sintomi del malato erano analogici a quel rimedio.

Il fallimento della cura in omeopatia dipende dalla non corretta applicazione del metodo. La semplice assunzione del rimedio per scelta clinica risulta essere una terapeutica omeopatica, non è omeopatia!

Diceva la Dottoressa: “la differenza sta nel fallimento della cura, nel primo caso, ovvero nella guarigione del malato, nel secondo!”.

Questi i Suoi insegnamenti!

Le persone che sopravvivono alla morte fisica lo fanno esistendo ancora con i loro pensieri e insegnamenti che portiamo con noi, prima nel cuore ma soprattutto nell’azione!

Grazie Alma

Carlo
12 Maggio 2020